La nostra visione comincia a Genova,
in piena II Guerra Mondiale.
Maura e suo papà
si trovano nella bottega di famiglia,
quando
all’improvviso avvertono un
bombardamento in
lontananza: il boato
proveniva dal loro quartiere.
Decidono così di dirigersi cautamente
verso casa.
Arrivati sul posto, trovano una
gran confusione.
Il loro palazzo
era stato colpito e distrutto.
Entrambi sentono
la vita crollargli
letteralmente addosso...
Nonostante le
lacrime, Maura
riesce a
scorgere
qualcosa tra le
macerie.
Una piccola luce, una speranza,
il simbolo della vita che non vuole arrendersi.
Maura, ingenuamente, decide di coglierlo e
di conservarlo per sempre,
schiacciato tra le
pagine di un libro.
Maura
si diploma all’Accademia di Belle Arti di Genova e
decide di intraprendere la carriera di pittrice.
Inizialmente si dedica
all’arte figurativa,
ritraendo scene di vita della
campagna ligure
o scorci
della città.
Sarà però la pittura su ceramica
a farla emergere nel panorama
artistico locale.
diventano i
soggetti principali.
Macchie di colore e di vita
si stagliano ora sulla
ceramica bianca,
in tutta la
loro delicata bellezza.
Così, un simbolo ripescato dalla sua
infanzia in circostanze
tragiche, si
trasforma in un invito alla resilienza e
alla
speranza.
Maura continua a dipingere e a creare
fino agli
ultimi mesi della sua vita.
Sarà poi il nipote Riccardo, particolarmente
legato fin dall’infanzia alla figura della nonna,
a seguirne le orme
e l'estro artistico.
Il giorno del funerale coglie un fiore dal feretro,
con l’intento e il desiderio di conservarlo per sempre.
La storia si ripete, il cerchio si chiude.
Entrambi proiettati nel futuro.
Dopo molteplici esperimenti e
tentativi, riesce a dar vita
a un
processo biochimico che porta
alla realizzazione del
depositando il brevetto e
inventando un metodo speciale
per conservare il ricordo.
Nasce così la visionaria missione di
Trigesima per come la
conosciamo
oggi: offrire a tutti un simbolo di
speranza e rinascita
quando il mondo
attorno sembra crollarci addosso.